Morte Michael Antonelli, condannati l’organizzatore della Firenze-Viareggio e il direttore di gara
Si è chiuso con una doppia condanna il processo di primo grado per omicidio colposo per il grave incidente di cui fu vittima Michael Antonelli nel 2018. Il 15 agosto di quell’anno, il corridore sammarinese della Mastromarco finì in un dirupo nel corso della Firenze-Viareggio, riportando lesioni gravissime dalle quali non si riprese mai totalmente. Il giovane, all’epoca non ancora 19enne, riuscì comunque dopo un lungo percorso riabilitativo a tornare a casa, dove era assistito dalla famiglia in quanto non autosufficiente, ma nel dicembre di quattro anni fa, pochi giorni dopo il suo 21° compleanno, fu stroncato da un’insufficienza respiratoria causata dal Covid-19, che colpì i suoi polmoni già gravemente lesionati dalla caduta.
Per quell’incidente di più di sei anni fa, ieri il Tribunale di Pistoia ha inflitto una pena di 2 anni a Gian Paolo Ristori, presidente dell’AS Aurora di Firenze (la società organizzatrice della corsa) e di 1 anno 8 mesi a Rodolfo Gambacciani, che nell’occasione ricopriva il ruolo di direttore di gara. È stata così accolta la tesi della procura, che aveva chiesto il rinvio a giudizio per i due imputati “per non avere adottato le necessarie cautele soprattutto nel tratto di discesa del Monte Oppio, non predisponendo adeguate protezioni morbide come potevano essere balle di paglia, senza segnalare con mezzi e personale in loco il pericolo rappresentato da quel tratto”, mentre la difesa, rappresentata dall’avvocato della Federciclismo Nuri Venturelli (che ha annunciato ricorso), sosteneva che Antonelli percorreva quel tratto di strada a velocità eccessiva. È stato inoltre stabilito il pagamento di un risarcimento di 610mila euro a favore dei famigliari del corridore.
“Io volevo che Michael non avesse colpe ed è dall’inizio che lo sostengo – le parole della madre di Antonelli, riportate da Repubblica – Del mio Michael, istituzioni e Federazione ciclistica italiana si sono dimenticate molto presto. Mai sentita la FCI. Ora giustizia è stata fatta, Michael non aveva alcuna colpa”. L’avvocato della famiglia ha aggiunto: “Non c’è mai soddisfazione quando muore un ragazzo di 19 anni, dal dispositivo si comprende che è stata riconosciuta la colpa degli imputati escludendo che la causa dell’incidente possa essere stata la velocità dell’atleta in gara e le sue capacità di controllo del mezzo”.
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